Sulle ali della Psicologia: Massimo Recalcati
Massimo Recalcati, classe 1959, è in Italia il massimo esponente della scuola lacaniana e sicuramente il rappresentante più autorevole dello studio dei suoi scritti in Italia: psichiatra, psicoanalista e filosofo francese, Lacan fece dell’interdisciplinarietà uno dei terreni più approfonditi dove sorgeva la sete di conoscenza e la voglia di mettersi in discussione.
Le linee di ricerca di Recalcati viaggiano in una dimensione ampia dell’essere umano e del contesto spazio – temporale all’interno del quale l’uomo inserisce la sua azione.
Ha studiato nel corso della sua variegata carriera i disturbi del comportamento alimentare: in questo settore è titolare di una cattedra presso l’Università di Pavia. Come Claudio Risè del quale ho parlato in passato si è concentrato sull’evaporazione del Padre nella società ipermoderna, anche se da una visuale differente. Come dire le premesse partono da una constatazione comune, le conseguenze addivengono a formule differenti e a prospettive che aprono sempre nuovi campi di indagine.
Grazie al suo impegno nella ricerca delle scienze sociali Recalcati si è soffermato sull’analisi del corpo e di riflesso anche dell’anima nelle sue innumerevoli relazioni con il pianeta esterno.
Il capitalismo ha generato quel flusso di tensioni e desideri verso bisogni indotti programmati ed imposti dalla società del benessere. L’obiettivo di breve periodo viene continuamente centrato ma le persone si ritengono maggiormente insoddisfatte. Proprio per questo riparte la macchina consumistica che ha tutto l’interesse per rendere insoddisfatto il cittadino. Il consumo diviene sic et simpliciter fine a sé stesso, il consumo per il consumo. Bulimia ed obesità costituiscono facce differenti di una stessa medaglia in virtù della quale la fame non conosce limiti.
Se nel cristianesimo il digiuno mortifica il corpo quale prigione dell’anima in accordo con la tradizione cristiana e platonica, nel digiuno anoressico la dimensione subisce un cambiamento. La passione estetica per il corpo magro incarna un nuovo oggetto da idolatrare, quasi come un culto vero e proprio. Dice lo stesso che l’anoressia contemporanea è una religione del corpo; il tutto separato dalla valorizzazione dell’intelletto e dalle riflessioni dell’animo umano. In qualche maniera la sfera intellettuale e la sfera interiore rendono più affascinante un corpo, ma questo tipo di approccio viene stigmatizzato dal regno attuale incentrato su sagome, più che su immagini nel significato linguistico complesso.
Il corpo anoressico, spiega Recalcati, mette in evidenza i suoi tratti essenziali di disumanità; proprio per questo all’interno dei suoi studi lo psicanalista collega in modalità perfetta i due fenomeni di non accettazione utilizzando la scrittura ‘anoressie bulimie’. Il rifiuto anoressico del cibo rifiuta tutto quel che viene dall’altro, mentre il gesto bulimico del vomito esprime la volontà di separarsi e di rigettare l’altro. L’oggetto diviene una metafora calzante del desiderio, della pulsione e della vita stessa.
In ‘L’ultima cena: anoressia e bulimia’ l’autore ha inteso definire l’anoressia quale disturbo dell’amore ancor prima dell’appetito. Nella sovrabbondanza della società del capitale il cibo incarna qualcosa di illimitato: rifiutarlo vuol dire non accettare un privilegio troppo facile che non porta con sé le caratteristiche del sacrificio e della mancanza ed inevitabilmente dell’Amore. Il dono senza amore perde il suo valore e la sua importanza. Intervenire sull’interazione fra input e condizionamenti sociali e storia del corpo umano dal punto di vista biologico e da quello dell’appartenenza familiare.
Dopo aver monitorato i mali storici, i malesseri sociali e le condizioni legate al disagio Recalcati evidenzia come le anoressie bulimie siano malattie psichiche che mettano a repentaglio la sopravvivenza del corpo.
L’anoressica non valuta la propria problematica come una malattia, ma come una estrinsecazione del potere che ha la stessa di controllarsi; la bulimica invece scarica tutte le responsabilità sul cibo. Solo incrinando e mettendo in crisi queste certezze sarà possibile effettuare il primo passo, ovvero convincere il paziente che ha bisogno di aiuto e che si deve armare di tanta pazienza per combattere anche, aggiungiamo noi, la lotta contro alcuni media che diffondono messaggi positivi su coloro che si concentrano sulla fissazione per l’immagine fisica. Si passa poi a considerare il ruolo della famiglia ed i suoi influssi sull’identità del soggetto.
Consiglio la lettura del saggio ‘Massimo Recalcati’ della collana Hachette dedicata a Capire la Psicologia per scoprire l’apporto fondamentale di Massimo Recalcati in quella terra di mezzo fra psicologia e filosofia che affronta con spessore e saggezza le sfide della vita con ipotesi di soluzioni concrete e ragionate.
Nella seconda parte il modulo dedicato al Padre; piccole schegge da questo volume per invogliarvi al fascino della psicologia anche per i non addetti ai lavori.