“Tosca” di Giacomo Puccini al Teatro dell’Opera di Roma: la recensione

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Al Teatro dell’Opera è andata in scena la “Tosca” di Giacomo Puccini.

Il melodramma in tre atti con libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou, è stato rappresentato per la prima volta a Roma al Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900. Nei ruoli principali c’erano il soprano Hariclea Darclée (Tosca), il tenore Emilio De Marchi (Cavaradossi) e il baritono Eugenio Giraldoni (Scarpia).

Il libretto originariamente fu ricavato dal dramma omonimo di Victorien Sardou e ridotto da cinque a tre atti. Fu snellita la parte riguardante la cornice storica e vennero eliminati alcuni personaggi secondari. Ciò che si è ricavato dalla riduzione è un grande dramma di amore, delitti e sangue, una storia passionaria.

La Tosca è considerata l’opera più drammatica di Puccini: una tensione costante affascina lo spettatore che attende le sorti dell’amore tra Tosca e Cavaradossi.

A distanza di più di un secolo l’opera continua a riscuotere il successo di pubblico e critica con gli interpreti Anna Pirozzi nel ruolo di Tosca, Gregory Kunde in quello di Mario Cavaradossi e Giovanni Meoni nel ruolo di Scarpia.

“Non la sospiri la nostra casetta
che tutta ascosa nel verde ci aspetta?
Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter,
pien d’amore e di mister?
Al tuo fianco sentire
per le silenziose
stellate ombre, salir
le voci delle cose!…
Dai boschi e dai roveti,
dall’arse erbe, dall’imo
dei franti sepolcreti
odorosi di timo,
la notte escon bisbigli
di minuscoli amori
e perfidi consigli
che ammolliscono i cuori.
Fiorite, o campi immensi, palpitate
aure marine nel lunare albor,
piovete voluttà, volte stellate!
Arde a Tosca folle amor!”

La storia si svolge a Roma dopo gli avvenimenti rivoluzionari in Francia e la caduta della prima Repubblica Romana, nello specifico il 17 giugno del 1800.

Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito da Castel Sant’Angelo e trova rifugio nella Basilica di Sant’Andrea della Valle dove la sorella, la marchesa Attavanti, gli ha lasciato degli abiti femminili per travestirsi.

Cavaradossi, che sta dipingendo in chiesa, scorge Angelotti e decide di aiutarlo, preparando un piano di fuga. Sopraggiunge nel frangente l’amante Tosca che si ingelosisce scorgendo nel dipinto dell’amato il volto della marchesa Attavanti.

Mentre Angelotti e Cavaradossi si indirizzano verso la villa di quest’ultimo arriva in chiesa Scarpia che, per ritrovare il fuggiasco, suscita la gelosia di Tosca, insinuando che l’amato sia in compagnia di un’altra donna.

Gli scagnozzi di Scarpia seguono Tosca alla villa ma non trovando Angelotti decidono di arrestare Cavaradossi per fargli confessare il luogo dove nasconde il fuggitivo.

Il pittore viene torturato e Tosca convocata da Scarpia: se la donna giacerà con lui lascerà libero l’amato.

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Tosca, dopo essere riuscita a ottenere il salvacondotto, uccide Scarpia, raggiunge l’amato e lo informa che la fucilazione sarà solo simulata. Il pittore, tuttavia, viene ucciso realmente e Tosca ormai sconfitta e sconvolta si trova costretta a gettarsi dagli spalti del castello.

Nella Tosca Giacomo Puccini riesce a dosare abilmente le melodie e i momenti di sfogo lirico: l’opera è principalmente colloquiale, basata sul dialogo tra i personaggi, mentre le arie e i duetti emergono strategicamente per potenziare la loro espressività musicale.

La regia di Alessandro Talevi si esprime in modo magistrale nella pulsione sentimentale ed erotica del primo atto in cui la gelosia di Tosca si trasforma in dubbi e sospetti, nella tensione psicologica di Scarpia del secondo atto e nella scena finale tra Tosca e Cavaradossi.

La sfida registica è quella di rivelare le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi pur se velatamente.

L’allestimento e i costumi dell’epoca riescono abilmente a ricostruire la storica “prima assoluta”, raffigurando l’imponenza delle pareti e della chiesa di Sant’Andrea della Valle, l’ampia stanza di Scarpia a Palazzo Farnese e gli spalti nudi di Castel Sant’Angelo.

direttore

Paolo Arrivabeni

regia

Alessandro Talevi

MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
SCENE ADOLF HOHENSTEIN
RICOSTRUITE DA CARLO SAVI
COSTUMI ADOLF HOHENSTEIN
RICOSTRUITI DA ANNA BIAGIOTTI
LUCI VINICIO CHELI 

Principali interpreti 

Tosca ANNA PIROZZI / CARMEN GIANNATTASIO 3, 5 novembre
Mario Cavaradossi GREGORY KUNDE / LUCIANO GANCI 3, 5 novembre
Barone Scarpia GIOVANNI MEONI / DEVID CECCONI 3, 5 novembre
Spoletta DIDIER PIERI
Angelotti LUCIANO LEONI
Sagrestano ROBERTO ABBONDANZA
Sciarrone DANIELE MASSIMI / FABIO TINALLI 3, 5 novembre 
Un Carceriere ALESSANDRO FABBRI / ANTONIO TASCHINI 3, 5 novembre

 

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma 

Allestimento Teatro dell’Opera di Roma 

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