Venezia 76: Recensione del film “Ad astra” di James Gray. ” – “A volte la volontà umana deve superare l’impossibile.”
Ad astra
Regia: | James Gray |
Produzione: | Plan B (Brad Pitt, Jeremy Kleiner, Dede Gardner), Keep Your Head Productions (James Gray, Anthony Katagas), RT Features (Rodrigo Teixeira), New Regency Productions (Arnon Milchan), Bona Film Group, MadRiver Pictures |
Durata: | 124’ |
Lingua: | inglese |
Paesi: | Usa |
Interpreti: | Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler, Donald Sutherland |
Sceneggiatura: | James Gray, Ethan Gross |
Fotografia: | Hoyte Van Hoytema |
Montaggio: | John Axelrad, Ace and Lee Haugen |
Scenografia: | Kevin Thompson |
Costumi: | Albert Wolsky |
Musica: | Max Richter. Musica aggiuntiva di Lorne Balfe |
Suono: | Mark Ulano |
Effetti visivi: | Scott R. Fisher, Allen Harris |
Il cosmonauta Roy McBride viaggia fino ai confini estremi del sistema solare per ritrovare il padre scomparso e svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza del nostro pianeta. Il suo viaggio porterà alla luce segreti che mettono in dubbio la natura dell’esistenza umana e il nostro ruolo nell’universo.
Recensione
Il film è ambientato in un futuro prossimo; un futuro in cui la luna è visitabile da tutti e ha le sembianze di un centro commerciale, con gadget e negozi per famiglie e pirati che vogliono rubare le sue ricchezze e le esplorazioni intorno al sistema solare si sono spinte da parte dell’uomo anche su Giove, Marte e Nettuno.
L’uomo, giunto fino a Nettuno, è il padre del protagonista, Clifford McBride: un eroe per tutti. Un uomo scomparso quasi 30 anni prima durante la missione Lima e il cui figlio crede morto. Tuttavia, a seguito di uno scoppio causato da tempeste elettriche in cui Roy è miracolosamente sopravvissuto e di un incontro top secret con SPACECOM, si scopre che potrebbe non essere così. Gli uomini di SPACECOM, infatti, pensano che Clifford sia sopravvissuto e che le cause delle tempeste elettriche sono da riscontrare nell’antimateria di cui è composto il progetto Lima. Chiedono, quindi, a Roy di andare su Marte (l’ultimo pianeta conqusitato dagli uomini) e mandare un messaggio al padre su Nettuno per cercare di fermare questo pericolo. La missione, tuttavia, che Roy dovrà affrontare non sarà così semplice: dietro la facciata visibile si nasconde un intento più pericoloso e un segreto.
Il film ha come protagonista Roy, interpretato da Brad Pitt: un uomo forte, determinato, le cui pulsazioni non sono mai superiori a 80 battiti. Un uomo che, apparentemente, sembra solo dedito al suo lavoro. Quando si troverà a dover rivedere il suo passato e le sue convinzioni la figura di Roy emergerà nelle sue sfaccettature e lui stesso imparerà a conoscersi e a superare la rabbia che lo pervade. Rabbia, come dichiarato da Roy stesso, nei confronti del padre, colpevole di aver abbandonato lui e la madre.
Il film ha un ritmo lento, scandito, come la vita degli astronauti. È affascinante osservare lo spazio, i pianeti e il vivere degli uomini ma ancor di più incuriosisce comprendere quanto un sogno, un’ambizione e un progetto possano pervadere totalmente un uomo. Quell’uomo non è, tuttavia, Roy bensì Clifford McBride, disposto a sacrificare tutto e a morire per un suo scopo. Appare folle e ambizioso, egoista e sognatore.
“A volte la volontà umana deve superare l’impossibile.”
L’immensità dell’universo si contrappone alla piccolezza dell’uomo e alla ricerca perenne di una cosa elementare ma fondamentale: la ricerca di un padre da parte di un figlio.
“Alla fine le colpe dei padri ricadono sui figli.”