“World Press Photo 2022”: fino al 12 giugno al Palazzo delle Esposizioni di Roma

World Press Photo

Ultimi giorni per assistere al Palazzo delle Esposizioni di Roma alla mostra “World Press Photo 2022”. L’esposizione, che è visitabile dal 28 aprile, terminerà domenica 12 giugno.

Il “World Press Photo”, che nasce nel 1955, ideato dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, premia ogni anno i migliori fotogiornalisti professionisti.

La fotografia diventa racconto, narrazione di momenti storici e quotidiani.

Lo sguardo è in grado di catturare con attenzione l’intrinseca effimerità dell’esistenza e renderla eterna, memoria collettiva e storica.

Per questa 65° edizione le giure globali e regionali hanno esaminato 64.823 foto e progetti, inviati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi.

Il 7 aprile 2022 sono stati resi noti i nomi dei 4 vincitori.

Amber Bracken è la vincitrice della foto dell’anno.

Lo scatto, dal titolo Kamloops Residential School, racconta una storia di infanzia rubata. Una fila di abiti appesi a croci lungo una strada sono memoria dei bambini indigeni morti presso la Kamloops Indian Residential School. L’istituzione, creata per l’assimilazione dei bambini autoctoni in Canada, è stata luogo di ritrovo di 215 presunte tombe che potrebbero appartenere agli studenti che la frequentavano.

Le scuole residenziali sono state aperte a partire dall’Ottocento per assimilare culturalmente i nativi nella cultura occidentale. Più di 150.000 studenti furono obbligati negli anni a lasciare le proprie famiglie e sono stati sottoposti, spesso, a maltrattamenti e ad abusi sessuali. La Kamloops Indian Residential School era la più grande tra le istituzioni e nel maggio 2021 è divenuta luogo di ritrovo di 215 tombe presunte.

World Press Photo - Amber Bracken
World Press Photo – Amber Bracken

La presidente della giuria globale Rena Effendi ha dichiarato su questa immagine: “È un tipo di immagine che si insinua nella tua memoria, ispira una sorta di reazione sensoriale. Potevo quasi sentire la quiete in questa fotografia, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo”.

Ad aggiudicarsi invece il premio World Press Photo Story of the Year, è stato Matthew Abbott, con il reportage sugli indigeni australiani e le loro pratiche per preservare le foreste.

Il fotogiornalista racconta l’esistenza degli indigeni australiani scandita dalla relazione intima con la terra. I nativi Nawarddeken bruciano periodicamente la terra per eliminare il combustile che alimenta gli incendi più pericolosi. In questo modo riescono a preservare il territorio e a controllarlo. Gli indigeni utilizzano le nuove tecnologie in relazione alle conoscenze tradizionali per prevenire gli incendi spontanei, riducendo l’anidride carbonica che contribuisce al riscaldamento globale.

World Press Photo Matthew Abbott
World Press Photo – Matthew Abbott

A conquistare gli altri due premi novità di quest’anno, il World Press Photo Long-Term Project Award e il World Press Photo Open Format Award, sono stati invece rispettivamente Lalo de Almeida e Isadora Romero.

Lalo de Almeida ha presentato il progetto Amazonian Dystopia, realizzato per Folha de São Paulo/Panos Pictures.

Il fotografo racconta il grave pericolo in cui versa la foresta pluviale amazzonica. La deforestazione, l’estrazione mineraria, lo sviluppo infrastrutturale, con il conseguente sfruttamento delle risorse naturali, rendono il territorio sempre più minacciato. Le conseguenze non gravano solo sull’ecosistema ma anche sulle comunità autoctone.

World Press Photo Lalo de Almeida
World Press Photo – Lalo de Almeida

Isadora Romero è stata la vincitrice della categoria World Press Photo Open Format Award, rivolta a progetti che utilizzano diversi media (video, documentario interattivo, foto disegnate)

Attraverso la sua storia personale, Blood is a Seed (La Sangre Es Una Semilla), l’autrice, con fotografie digitali e fotografiche, mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali.

Il “World Press Photo 2022” si è contraddistinto per immagini che hanno raccontato le problematiche permeanti di un anno complicato e in alcuni aspetti differente nel suo fluire.  

Catastrofi naturali, lotte per i diritti, salvaguardia della cultura, importanza dell’istruzione, Covid – 19: tante le storie che giornalisti e fotografi hanno potuto narrare attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica.

Tra questi segnaliamo il reportage di Bram Janssen che, attraverso le sue fotografie, ha narrato gli effetti della conquista talebana dell’Afganistan. Il giornalista ha scelto di raccontare una storia di vita quotidiana eppure straordinaria: la chiusura del cinema statale Ariana di Kabul e l’esistenza interrotta dei suoi protagonisti. I dipendenti maschi continuano a presentarsi al lavoro ogni giorno, sperando che il cinema prima o poi riapri, mentre la direttrice Asita Ferdous si trova costretta a stare in casa; le è stato, infatti, proibito di recarsi al lavoro in quanto donna.

World Press Photo Bram Janssen
World Press Photo – Bram Janssen

Rehab Eldalil, al contempo, racconta la vita dei beduini della penisola del Sinai. La popolazione da anni subisce discriminazioni in quanto si pensa che siano stati collaborazionisti durante l’occupazione israeliana dal 1967 al 1982. Una narrazione la loro, spesso fuorviante e stereotipata. I beduini cercano, quindi, di far sentire la propria voce ricamando la stoffa e scrivendo poesie che possano modificare il loro ritratto collettivo nel resto del mondo.

World Press Photo Rehab Eldalil
World Press Photo – Rehab Eldalil

Louie Palu, al contrario, si sofferma sulla vita politica. Le sue immagini narrano l’ultimo anno di presidenza Trump, l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio e le conseguenze derivate anche dall’avanzare della pandemia da Covid – 19 e dalla mala informazione sui vaccini.

World Press Photo Louie Palu
World Press Photo – Louie Palu

La guerra Ucraina – Russa e la sua genesi sono narrate nel progetto di Guillaume Herbaut. Le immagini, scattate tra il 2013 e il 2021, raccontano l’evoluzione del conflitto scaturito nella guerra del 2022. Dall’invasione della Crimea da parte del Cremlino si giunge all’autoproclamazione delle repubbliche popolari. Per poi proseguire con il radunarsi delle truppe nel 2021, il riconoscimento il 21 febbraio 2022 della Repubblica Popolare di Donetsk e di Lugansk da parte di Putin e lo scoppio della guerra tre giorni dopo.

Guillaume Herbaut
World Press Photo – Guillaume Herbaut

Charinthorn Rachurutchata, attraverso l’emulazione della tecnica giapponese del kintsugi, ovvero lo strappo delle immagini e la successiva riparazione con lacca e polvere d’oro, accosta le immagini di repertorio del massacro degli studenti del 6 ottobre 1976 a Bangkok con le sue fotografie scattate durante le proteste del 2020 – 2022 in Thailandia.

Charinthorn Rachurutchata
World Press Photo – Charinthorn Rachurutchata

Sodiq Adelakun Adekola racconta il dramma nigeriano dei rapimenti di studenti da parte di gruppi islamisti e bande armate. Nel 2014 la campagna #BringBackOurGirls aveva suscitato proteste in tutto il mondo ma, tuttavia, ancora oggi i rapimenti continuano senza più l’attenzione dei media.

Sodiq Adelakun Adekola
World Press Photo – Sodiq Adelakun Adekola

Rijasolo ci sposta nel mondo della popolazione rurale del Madagascar che ha dovuto affrontare la violenza e il furto quotidiano dei suoi zebù, il bestiame con le gobbe, da parte dei dahalo (banditi). Il dramma dei furti e la crescente disuguaglianza economica con la successiva crisi alimentare ha incentivato gli scontri e la violenza.

Rijasolo
World Press Photo – Rijasolo

Queste sono solo alcune delle opere dei 24 fotogiornalisti presenti in mostra. Visitabile fino al 12 giugno al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Lista dei vincitori Regionali: Faiz Abubakr Mohamed, Sudan, Sodiq Adelakun Adekola, Nigeria, Agence France-Presse, Rijasolo, Madagascar/France, Riva Press, Rehab Eldalil, Egypt, Amanuel Sileshi, Ethiopia, Agence France-Presse, Fatima Shbair, Palestine, Getty Images, Bram Janssen, the Netherlands, The Associated Press, Senthil Kumaran, India, Kosuke Okahara, Japan, Dar Yasin, India, The Associated Press, Konstantinos Tsakalidis, Greece, for Bloomberg News, Nanna Heitmann, Russia/Germany, Magnum Photos, Guillaume Herbaut, France, Agence VU’, Jonas Bendiksen, Norway, Mary Gelman, Russia, Amber Bracken, Canada, for The New York Times, Ismail Ferdous, Bangladesh, Agence VU’, Louie Palu, Canada, Yael Martínez, Mexico, Sarah Reingewirtz, United States, for Los Angeles Daily News and Southern California News Group, Vladimir Encina, Colombia, Irina Werning, Argentina, Pulitzer Center, Lalo de Almeida, Brazil, for Folha de São Paulo/Panos Pictures, Isadora Romero, Ecuador, Viviana Peretti, Italy, Anonymous, for The New York Times, Matthew Abbott, Australia, for National Geographic/Panos Pictures, Abriansyah Liberto, Indonesia, Charinthorn Rachurutchata, Thailand, Ta Mwe, Myanmar, Sacca Photo. 

 

L’esposizione è ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam. Promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography.

 

https://www.palazzoesposizioni.it/mostra/world-press-photo-exhibition-2022

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